Paroles de Hegel

Ricordo il suo bel nome: Hegel Tubinga
Ed io avrei masticato
La sua tuta da ginnastica

Il nome se lo prese in prestito dai libri
E fu come copiare di nascosto
Fu come soffiare sul fuoco.

Cataste scolastiche: perché?
Quando tutto è perduto non resta che la cenere e l'amore
E lei nel suo bel nome era una iena
Chi di noi il governato e chi il governatore?

Son fatti che attengono alla storia
Chi fosse la provincia e chi l'impero
Non è il punto
Il punto era l'incendio

Erano gli esercizi obbligatori estetici
Le occhiate di traverso, e tu guardavi indietro
C'eravamo capiti, capiti all'inverso
Ci diventammo leciti per questo
D'altronde, d'altro canto...

A volte essere nemici facilita
Piacersi è così inutile D'essere un'allegoria soltanto quando
Ci capitò di dire, indicando il soffitto col naso
Di dire "noi due" e ci marmorizzammo

La corda tesa amò l'arco
E la tempesta la schiuma
Il cuore amò se stesso
Ma noi non divagammo

L'animo umano è nulla se non è
Una pietra da scalfire ricavando
I capelli e il suo bel piede

Era la collisione, il primo scontro epico
Perché non scritto ma cavalcato a pelo
Ed ognuno esigeva
La terra dell'altro
Le mani, la terra, la carne, il terreno